sabato 30 luglio 2016
VIVIAMO IN UN MONDO MALATO - (PROVERBI 13:17) C’È BISOGNO DI “AMBASCIATORI”- (2 CORINZI 5:20)
Viviamo in un mondo malato,
“…ma l’ambasciatore fedele porta guarigione” (Proverbi 13:17)
Non di rado accade che all’insediamento di un nuovo capo di governo o di stato faccia seguito il cambiamento dei responsabili delle rappresentanze diplomatiche presso gli stati esteri.
Un ambasciatore dev’essere rappresentante del proprio governo. Le sue caratteristiche debbono essere tali da renderlo effettivamente un ambasciatore di chi l’invia. È ovvio, per queste ragioni, che il sovrano individui, scelga ed invii delle persone adatte.
Ancora oggi Dio è alla ricerca di ambasciatori da inviare per la Sua gloria e per il bene delle anime.
Il versetto sopraccitato descrive, tanto sinteticamente quanto efficacemente, il bisogno che oggi c’è d’uomini graditi a Dio e disponibili per compiere il Suo volere (Marco 16:15).
C’È BISOGNO DI “AMBASCIATORI”
La spasmodica ricerca di capi carismatici, d’eroi da imitare e da seguire (nel mondo e,
finanche, nelle chiese), che caratterizza la nostra epoca stride in maniera fortissima con il piano di Dio, il quale ricerca degli ambasciatori da inviare al mondo per portare
“il lieto messaggio del regno di Dio e il Nome di Gesù Cristo”, Unico Salvatore di quelli che in Lui confidano e sperano!
Il compito dell’ambasciatore ci parla di almeno tre aspetti che debbono caratterizzare l’esperienza di chi vuol essere messaggero per Cristo.
Prima di tutto, la figura dell’ambasciatore porta con se l’idea di disponibilità: colui che è ambasciatore non lo è di se stesso, ma di un altro, non promuove i suoi piccoli e personali interessi ma quelli maggiori e più elevati di chi lo ha inviato.
Fuor di metafora, si tratta d’un credente il cui scopo sia “che Cristo cresca e che io diminuisca!”
In secondo luogo, la figura dell’ambasciatore porta con sé l’idea della prontezza, non se ne sta rintanato in casa, ma è uno che “va”, anzi “che è mandato”. I suoi piedi son belli, la sua voce è forte ed il suo messaggio glorioso: “Ecco il vostro Dio!”.
Infine, la figura dell’ambasciatore non può essere disgiunta da un fatto: egli è ambasciatore, è uno mandato con un messaggio e con uno scopo precisi.
Ben consapevole del suo ruolo, Paolo scriveva ai credenti di Corinto: “Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo nel Nome di Cristo: siate riconciliati con Dio” (2 Corinzi 5:20).
Questo compito porta con sé uno smisurato senso d’urgenza.
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