lunedì 28 settembre 2015

LE FALSITA' CHE OFFENDONO DIO (2 Parte)

Chi dice: Fare sesso tra adulti consenzienti non fa male a nessuno. “Non ci spingeremo oltre” . Un’avventura ravviva il matrimonio. “Le mie pratiche sessuali non influiscono sulla mia fede”. “Posso interrompere questa relazione quando voglio”. Dio sa capire e perdonare. “Facciamo attenzione ed eviteremo una gravidanza”. Se la cosa non si sa, nessuno soffre. Le verità vere sulle conseguenze di un comportamento sessuale illecito sono però ben altre. In (1Ts 4:6) Paolo dice: “Nessuno offenda e inganni in questa materia il proprio fratello, perché il Signore è vindice di tutte queste cose”. Dal che deduciamo: L’immoralità fa vittime. Altro che “non fa male a nessuno”! L’immoralità ci attira il giudizio di Dio. Tutte le persone coinvolte nell’immoralità sono vittime e soffrono, non esclusi i due immorali che la praticano. Al di là del piacere fisico temporaneo che possono provare clandestinamente e di nascosto, la loro coscienza non li fa stare sereni. Ciò si percuote nel loro atteggiamento e comportamento con il coniuge che tradiscono, con gli amici e con i figli, se ne hanno. Se poi la cosa verrà a galla, come probabilmente prima o poi accade, le conseguenze possono essere tragiche: matrimoni infranti, figli sballottati, vite rovinate, forse perfino una malattia o una gravidanza indesiderata che potrebbe trasformarsi in omicidio ricorrendo all’aborto. “A me non accadrà” è una bugia che si dice a se stessi e che la realtà spazza via improvvisamente. “Se scegliamo di peccare, ci saranno conseguenze negative. Non potremo evitarle. Potremo anche essere perdonati, ma ciò non cambierà le conseguenze”. “Si può portare del fuoco sul petto senza bruciarsi il vestito?”. – (°Proverbi° 6:27,). Perfino se l’adulterio viene perdonato dal coniuge innocente, lascia dietro di sé sofferenze, avendo distrutto l’intimità coniugale e minato gravemente la fiducia. Più ampiamente, la persona che si fa dominare da pensieri immorali subisce danni e ne provoca. Se, ad esempio, un uomo ha l’abitudine viziosa di guardare materiale illecito, la sua idea della donna viene distorta e tende a considerare le donne come facili oggetti di piacere. Se poi è sposato, priverà se stesso e la sua compagna di un’esperienza sessuale soddisfacente, paragonando la moglie con le protagoniste del materiale che guarda. Se non è sposato, pregiudicherà la possibilità di un rapporto sano con una donna, tendendo a maltrattare le donne perché ha la mente piena di concupiscenza in cui predomina la donna-oggetto. Il solitario si priva di una coscienza serena, diviene incapace di vivere nel mondo reale, vede le donne in modo distorto e svaluta il godimento vero del sesso lecito. L’omosessualità sviluppa un senso perverso del piacere sessuale, oltre a far vergogna allo stesso Creatore: “Che cosa! Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non siate sviati. Né fornicatori … né adulteri, né uomini tenuti per scopi non naturali, né uomini che giacciono con uomini” (1Cor 6:9, TNM); “Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne hanno cambiato l’uso naturale in quello che è contro natura; similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la meritata ricompensa del proprio traviamento”. – Rm 1:26,27. Le conseguenze dell’immoralità sono davvero pesanti. La peggiore è però il giudizio di Dio. “Non vi ingannate; non ci si può beffare di Dio; perché quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà. Perché chi semina per la sua carne, mieterà corruzione dalla carne”. (° Galati° 6:7,8). Il comportamento corretto è illustrato dal caso dal giovane ebreo Giuseppe: “Giuseppe era un giovane ben fatto e affascinante. Dopo qualche tempo la moglie del suo padrone mise gli occhi su di lui e gli disse: - Vieni, vieni con me! – No! – rispose Giuseppe. – Il mio padrone mi ha affidato tutto quel che possiede e non mi chiede mai conto di quel che amministro. Addirittura lui stesso non ha maggiore autorità di me in questa casa. Non mi ha proibito nulla, salvo te, perché sei sua moglie. Non posso commettere un’azione tanto malvagia e peccare contro Dio stesso! Sebbene glielo chiedesse ogni giorno, Giuseppe non accettò mai di andare con lei”. – Gn 39:6-10, PdS. “Non posso commettere un’azione tanto malvagia e peccare contro Dio stesso!”. Paolo ci dice come esercitava l’autocontrollo: “Mi sottopongo a dura disciplina e cerco di dominarmi per non essere squalificato proprio io che ho predicato agli altri” (1Cor 9:27, PdS). “Se uno si purifica da tutti i mali che ho detto, sarà come un vaso prezioso, santificato, utile al suo padrone, pronto per ogni opera buona”. – 2Tm 2:21, PdS. --Segue-

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